Padova e Venezia. Supermarket delle fatture false, frodi fiscali e riciclaggio di denaro, 35 arresti e sequestri per 35 milioni

Guardia di Finanza Comando Provinciale Venezia

La Guardia di Finanza di Mirano (Venezia), sotto la direzione della Procura della Repubblica di Padova, ha disarticolato, con un’imponente operazione che ha avuto il via all’alba di oggi, una pericolosa organizzazione criminale dedita da anni alla commissione di frodi fiscali.

I 300 finanzieri impiegati oggi stanno dando esecuzione a 20 ordinanze di custodia cautelare (10 ai domiciliari) richieste dal Sostituto Procuratore, dott.ssa Emma Ferrero e dal Procuratore Capo di Padova, dott. Matteo Stuccilli e disposte dal G.I.P., dott.ssa Lara Fortuna.

Sono in corso 150 perquisizioni in varie Regioni, tra le quali Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia, oltre a sequestri di beni per 35 milioni di euro finalizzati alla successiva confisca per equivalente.

L’operazione, convenzionalmente denominata “Tailor-made” (“su misura”) ha consentito di portare alla luce un vero e propriosupermarket della fattura falsa.

controlli antiriciclaggio della guardia di finanzaL’indagine ha avuto inizio con le dichiarazioni di una cittadina extracomunitaria, “assunta” dal sodalizio per intestarsi alcune società fittizie e conti correnti all’estero. L’attività, sviluppata nell’arco di un anno e mezzo attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali e riscontri contabili e documentali, ha svelato l’esistenza di almeno 30 strutture societarie fittizie finalizzate, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, a “coprire” acquisti e vendite in nero di consistenti stock di merce, posti in essere da aziende, anche di rilevanti dimensioni, che operano in diversi settori merceologici, dal tessile all’acciaio, dal materiale plastico alla cartotecnica. I sistemi adottati per consentire l’evasione sono stati differenziati e strutturati in base alla tipologia merceologica ed agli ostacoli normativi da aggirare.

Nella maggioranza dei casi, l’organizzazione criminale, ricevuto l’incarico dal cliente, si occupava del trasporto della merce, con propri mezzi, dal fornitore direttamente all’impresa acquirente. Al tempo stesso, i beni oggetto di transazione, di fatto acquistati in nero, venivano fatti cartolarmente transitare attraverso una o più “missing trader“, società fittizie sulle quali caricare i debiti tributari, al fine di consentire alla società-cliente di giustificare contabilmente l’acquisto della merce, con una fattura falsa, e di abbattere contestualmente il reddito imponibile.

L’impresa-cliente dell’associazione, ricevuti i beni formalmente forniti dalla società cartiera, li rivendeva in nero. Contemporaneamente, per non lasciare traccia nella contabilità del magazzino, li vendeva formalmente ad un’altra scatola vuota con sede all’estero: in questo modo si volevano impedire gli accertamenti dell’Amministrazione Finanziaria italiana.

Dai conti correnti esteri intestati alle società fittizie (dagli stessi indagati definite “società pattumiera“), alcuni “spalloni” provvedevano a far rientrare in Italia, rigorosamente in contanti, sia gli importi da consegnare al cliente sia la provvigione di spettanza dell’organizzazione, pari al 10% dell’Imposta sul valore aggiunto evasa. I finanzieri di Mirano, mediante minuziosi appostamenti e pedinamenti, sono però riusciti a seguire anche le tracce del denaro contante. Con l’ausilio delle unità cinofile “cash dog“, le Fiamme Gialle veneziane stanno sequestrando, nel corso di alcune perquisizioni domiciliari, milioni di euro in contanti.

Non da ultimo, è da segnalare il fattivo coinvolgimento di due consulenti fiscali, anch’essi destinatari di misure cautelari personali, in quanto il loro ausilio è andato ben oltre il mero “consiglio”, concretizzandosi, in alcuni casi, nella direzione di determinate operazioni studiate a tavolino per consentire la frode fiscale, in altri, nella perpetrazione del reato di indebite compensazioni orizzontali tra imposte a credito inesistenti ed imposte a debito dovute, mediante l’apposizione di un falso visto di conformità sulle relative dichiarazioni.

L’associazione, agendo indisturbata tra Padova e la Riviera del Brenta, aveva nel tempo acquisito il know how utile non soltanto per “destreggiarsi” tra i controlli dell’Amministrazione Finanziaria, evitando di tracciare una linea di congiunzione tra i prestanome ed i membri dell’associazione, ma anche per indirizzare le imprese coinvolte negli aspetti meramente burocratici ed amministrativi.

Tra i beni sequestrati spiccano dieci immobili (tra questi due prestigiose ville in Riviera del Brenta), un’imbarcazione di pregio, grosse somme rinvenute su un centinaio di conti correnti bancari direttamente riconducibili al sodalizio, nonché otto società operanti nei settori di trasporto, immobiliare e commercio di plastica, proprietarie, a loro volta, di 81 unità immobiliari, tra cui una prestigiosa valle lagunare adibita a pesca, caccia ed acqua coltura di oltre 350 ettari.

Fonte: gdf.it

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