kit antiriciclaggio

Casi di studio antiriciclaggio. Aiutare i commercialisti a riconoscere e contrastare la criminalità economica per evitare coinvolgimenti

Di: Antonio Fortarezza

La minaccia della criminalità economica e finanziaria non è mai state così pressante, e un importante studio della CCAB  ha raccolto una serie di interessantissime casistiche destinate ai Dottori Commercialisti al fine di aiutarli a riconoscere attività potenzialmente critiche e anomale.

La pubblicazione della CCAB, individua una serie di casistiche di diversi reati economici, quali la corruzione, il riciclaggio, le frodi, l’evasione fiscale e il cybercrime. Di essi viene fornita una descrizione di quelle che sono le principali anomalie per aiutare i Dottori Commercialisti ad individuare le varie fenomenologie di reato che penalizzano gravemente il mercato, fornendo nel contempo una serie di strumenti che consentano loro di adottare efficaci pratiche di prevenzione, opportunamente selezionate.

La guida elaborata dall’organizzazione dei Dottori Commercialisti CCAB, si pone, al pari di altri strumenti, quali gli indicatori di anomalia e le indicazioni delle autorità competenti, lo scopo di assolvere una funzione essenzialmente informativa al fine di scongiurare il rischio di non riconoscere operatività di grande pericolosità per il mondo dei professionisti.

Purtroppo il rischio da parte dei Dottori Commercialisti, ma anche di Avvocati e Notai, di essere coinvolti a loro insaputa in attività di riciclaggio o di impiego di denaro proveniente da attività criminose è altissimo, e non si tratta soltanto di rischiare sanzioni antiriciclaggio, ma anche e soprattutto di rischiare pericolosi coinvolgimenti in condotte penalmente rilevanti.

Per certi versi, con il sistema di prevenzione previsto dalla legge antiriciclaggio, ed in particolare con l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette al ricorrere delle condizioni previste dalla norma, si è definito un sistema integrato e tutelato, per evitare il coinvolgimento del professionista.

Le segnalazioni di operazioni sospette hanno dato un durissimo colpo alla criminalità economica e contribuiscono in maniera determinante alla creazione di un sistema ragionato di informazioni finanziarie a disposizione delle autorità di repressione dei crimini di matrice finanziaria.

La segnalazione di operazioni sospette, effettuata alle condizioni e con i limiti previsti dalla legge, soprattutto per i professionisti, non rappresenta una lesione del rapporto con i clienti, semmai un riequilibrio a livello di sistema, per coloro che abusando dei loro servizi professionali, hanno tradito la fiducia coinvolgendoli in operazioni illegali.

Basta leggere i dati dei recenti rapporti della Guardia di Finanza e della Dia, per rendersi conto che il crimine finanziario dovendo anche passare per canali leciti, lascia inesorabilmente delle tracce, e gli investigatori, soprattutto la Guardia di Finanza, grazie anche a piccole ed insignificanti elementi messi insieme dalla UIF per il tramite delle segnalazioni di operazioni sospette, riescono a ricostruire flussi di denaro illecito e punire le conseguenti condotte criminose.

La sensibilità dei professionisti in questi anni è notevolmente aumentata, seppur con grandissime difficoltà, al punto tale, che nell’ultimo rapporto della UIF sul numero di segnalazioni di operazioni sospette nel I semestre del 2016, su un totale di 52.000 segnalazioni, oltre il 10% delle stesse sono state effettuate dalla categoria dei professionisti. Nel primo semestre dello scorso anno, su un totale di 39.000 segnalazioni sospette, i professionisti ne avevano trasmesso il 5%.

Sia chiaro che in questo sistema, che coinvolge anche i professionisti, tutti gli operatori devono essere dalla stessa parte per contrastare un fenomeno di gravissima portata sociale, e non lasciare i professionisti isolati ed esclusivamente oggetto di attenzioni soltanto quando si parla di sanzioni o di attribuire loro dei compiti che mai potrebbero svolgere.

Sempre in questo contesto, è assolutamente cruciale il ruolo svolto dagli ordini professionali in termini di supporto e formazione nei confronti degli iscritti e di predisposizione di linee guida specifiche per la categoria di riferimento.

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